CHIESA CRISTIANA VALDESE
Un po' di storia Unione delle chiese metodiste e valdesi Valdo, proveniente dalla provincia, si era stabilito a Lione; l'essersi qui fatta unimportante posizione tanto da essere divenuto uno dei notabili della città - e laver già qui acquisito la notorietà che lo ha reso un personaggio storico di tale rilevanza, giustifica pertanto il suo nome di Valdo di Lione. Secondo alcune fonti, Valdo di Lione era un ricco mercante, e in ogni caso era un laico che, leggendo direttamente la bibbia, a metà della sua vita (nel 1174 circa), conosciuto l'episodio evangelico del «giovane ricco» (Mc 10,17 31), decise di applicarlo: donò ai bisognosi i suoi beni, e poi decise di vivere con loro, povero tra i poveri: i cristiani che lo seguirono furono perciò chiamati Poveri di Lione. Valdo univa insieme la caratteristica della povertà e l'impegno della predicazione: come a significare che soltanto con l'esempio vi fosse legittima predicazione, che soltanto una predicazione condotta in povertà fosse vera predicazione. Riguardo all'uso di premettere a Valdo anche il nome di Pietro, occorre ricordare che tale prenome apparve per la prima volta nel valdese «Liber electorum» (1340 circa), un testo che intende ricostruire la storia del Cristianesimo, attribuendo a Valdo il ruolo di rifondatore della comunità cristiana: «Pietro Valdo» dunque in quanto Valdo si rifà al cristianesimo originario e all'originale messaggio di Gesù. L'inquisitore domenicano Stefano di Borbone, nel suo trattato «Sui sette doni dello Spirito Santo», databile verso il 1250, scrive che il ricco mercante Valdo avrebbe incaricato il prete Stefano d'Anse, dietro compenso di un forno di sua proprietà, di tradurre dal latino in volgare un'ampia scelta di libri della Bibbia, assumendo come copista il giovane Bernardo Ydros. Il Terzo Concilio ecumenico lateranense si aprì a Roma il 5 marzo 1179. Sono presenti anche Valdo e alcuni seguaci per chiedere il permesso di predicare. Attesta Walter Map nel suo De nugis curialium, scritto circa dieci anni dopo l'episodio, che i cristiani valdesi presenti al concilio «presentarono al signor papa un libro scritto in lingua gallica in cui erano contenuti il testo e la glossa del Salterio e di molti altri libri dei due Testamenti.» La Bibbia tradotta in francese non sollevò censure nel Concilio, e il pontefice Alessandro III dimostrò apprezzamento per il loro vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola. Valdo tuttavia, insieme ai suoi seguaci, continuò a diffondere l'insegnamento cristiano nonostante il divieto papale. La predicazione da parte dei laici e delle donne e la lettura individuale della Bibbia erano aspetti considerati inaccettabili dalla Chiesa romana, consapevole del fatto che ammettere tale innovazione avrebbe significato dare il via ad un processo di trasformazione dagli esiti imprevedibili qualora la lettura e interpretazione dei testi sacri fosse permessa anche a fedeli non appartenenti al clero. Tutto questo era stato ben compreso da Walter Map, rappresentante di re Enrico II Plantageneto al concilio lateranense del 1179, che a proposito dei valdesi aveva scritto: «Costoro mai hanno dimore stabili, se ne vanno due a due a piedi nudi, vestiti di lana, nulla possedendo, ma mettendo tutto in comune come gli apostoli, seguendo nudi il Cristo nudo. Iniziano ora in modo umilissimo, perché stentano a muovere il piede; ma qualora li ammettessimo, ne saremmo cacciati.» L'anno successivo alla conclusione del Concilio lateranense, il legato pontificio Enrico di Marcy presiede un Sinodo provinciale nella cattedrale di Saint-Jean-et-Saint-Étienne a Lione. L'intento del legato pontificio è quello di far riaffermare a Valdo l'ortodossia cattolica, ma un ministero itinerante di predicazione era invece l'essenziale obiettivo di Valdo. Enrico di Marcy presentò a Valdo il documento "Professione di fede"; l'ultima parte della Professio era composta del Propositum: «E poiché la fede, secondo l'apostolo Giacomo, senza le opere è morta, abbiamo rinunciato al mondo e quel che noi avevamo, come ci è stato consigliato dal Signore, l'abbiamo distribuito ai poveri, decidendo di essere poveri» Il movimento cristiano di Valdo continuò nella predicazione e fra loro si videro predicare anche le donne. Stefano di Borbone riferisce del divieto di predicazione intimato nel palazzo arcivescovile di Lione a Valdo, che rifiutò, vantando il dovere di obbedire a Dio prima che agli uomini. Nel 1184 a Verona, con la bolla Ad abolendam, papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ritenuti ereticali anche molto diversi tra loro, tra cui i poveri di Lione, i valdesi. La motivazione per tale scomunica rimase la "presunzione" dei valdesi a voler predicare in pubblico. Nonostante la condanna papale, comunque, il movimento cristiano valdese continuò la sua espansione verso il Mezzogiorno di Francia e l'Italia (Piemonte, Lombardia, Puglia e Calabria), giungendo anche in alcune regioni della Germania, in Svizzera, e persino in Austria, Spagna, Ungheria, Polonia e Boemia. La comunità aveva diaconi, presbiteri e vescovi e preparava i futuri predicatori in apposite scuole. Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre in lingue popolari. Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare ma vivere in povertà delle offerte degli amici per non essere corrotti dalla brama di ricchezze. Quando i lombardi si scelsero un capo a vita nella persona del piacentino Giovanni da Ronco detto «il Buono», Valdo obiettò che l'unico preposto doveva rimanere Gesù Cristo. Non san Paolo, né padri della chiesa e nessun altro che s'attribuiva autorità. Valdo temeva che questo fosse il primo passo per costituirsi come contro-chiesa: egli infatti aveva voluto creare una fraternità religiosa di predicatori che si impegnavano a supplire alle carenze del clero nella predicazione e nella cura d'anime, ma non dovevano sostituirsi ad esso. Valdo voleva rimanere nella Chiesa romana e lavorarvi, anche se scomunicato. Valdo amava fraternamente la Chiesa cattolica, anche se essa lo perseguitava. Valdo scomparve verso il 1206 (F. M. Bartos, Nove saggi di storia boema): «disparve senza chiasso come tanti suoi compagni dai quali non aveva mai pensato di distinguersi... umile discepolo di Gesù Cristo come volle essere e restare fino alla morte.» http://it.wikipedia.org/wiki/Valdo_di_Lione I cristiani valdesi furono dunque perseguitati dai poteri religiosi. Dinanzi al consenso nelle masse popolari ricevuto dai cristiani valdesi, la Chiesa cattolica manifestò odio verso i valdesi, e l'Inquisizione reagì con una dura repressione (gli atti processuali hanno contribuito in larga misura a farci conoscere i cristiani valdesi medievali). Una sorte leggermente migliore toccò a Bernardo Primo e ai suoi seguaci, che furono riconosciuti nel 1210 dalla Chiesa con il nome di Poveri Riconciliati: essi riuscirono a inserire nel loro proposito il supremo magistero di Cristo e il mandato apostolico di predicare per la salvezza del popolo di Dio. Ma dal 1233 iniziarono i processi dell'Inquisizione contro i valdesi; da lì la Chiesa cattolica passò alla repressione armata. Nel 1487 si verificò contro i valdesi l'ultima crociata medievale italiana. Da essa presero il via ulteriori atti criminali: molti dei valdesi furono catturati e uccisi. È da precisare che i valdesi sono anteriori alla Riforma - da essa poi sono scaturiti vari movimenti che vanno dall'evangelicalismo e dai pentecostalismi (vi è più di un pentecostalismo e ogni credo pentecostale è lontano e incompatibile con altri pentecostali, a maggior ragione con i movimenti evangelici che hanno evidenziato l'inesistenza della glossolalia e della xenoglossia) ai luterani e agli antitrinitari o unitariani. I
cristiani valdesi furono duramente perseguitati anche nei
secoli successivi ma, a differenza dei catari, l'Inquisizione
non riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese
nonostante la durissima repressione. Vivendo nella
clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone
eccentriche, il movimento valdese riuscirà ad arrivare
al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante
calvinista nel 1532 col sinodo di Chanforan, segnando una
svolta decisiva per il futuro della comunità e
trasformandola in una chiesa riformata fortemente
influenzata dal calvinismo. La decisione di aderire a
tale recente movimento fu molto travagliata: un decennio
di discussioni e una notevole opposizione interna. Nel «Trattato sulla tolleranza» (trad. di Glauca Michelini, Giunti), persino Voltaire, passato alla storia come pensatore anticristiano per antonomasia, tanto da arrivare a sostenere che «ogni uomo sensato, ogni uomo dabbene, deve avere orrore per la setta cristiana», descrive una persecuzione di cui i cristiani valdesi furono vittime nell'aprile del 1545: «Poco tempo prima della morte di Francesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti di Mérindol e di Cabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi. Queste popolazioni, fino allora sconosciute, avevano il torto, senza dubbio, di essere valdesi: era questa la loro unica malvagità. Da trecento anni vivevano in deserti e montagne che avevano reso fertili con un lavoro incredibile. La loro vita pastorale e tranquilla ricordava l'innocenza attribuita alle prime età del mondo. Le città vicine non erano conosciute da loro che per i prodotti che vi andavano a vendere; ignoravano i processi e la guerra. Non si difesero: furono sgozzati come degli animali in fuga, che si spingono in un recinto e si uccidono.» Nel 1560-61 Emanuele Filiberto di Savoia tentò d'imporre la restaurazione religiosa nelle valli valdesi del Piemonte, ma il fallimento di questo tentativo militare portò il governo piemontese nel 1561 ad un compromesso, la cosiddetta Pace di Cavour: i valdesi avevano libertà di culto all'interno dei confini di una dozzina di comuni. Più che esempio di libertà religiosa nell'Europa moderna, fu esempio di ghetto alpino: in realtà il cristianesimo valdese poteva essere confessato solo in certe zone di montagna, al di sopra dei 700 m (!). Persecuzioni furono scatenate in Puglia e soprattutto in Calabria (per approfondimenti, su Google: Strage dei Valdesi di Calabria), dove dalla fine di maggio al giugno 1561 circa mille Valdesi furono trucidati dalle truppe del Regno di Napoli per opera del domenicano Malvicino mandato dall'Inquisizione di Roma. L'inquisitore Malvicino, consulente del Sant'Uffizio, d'intesa col cardinale Michele Ghislieri (che usò le truppe spagnole come braccio secolare, e poi fatto papa e santo dalla Chiesa cattolica) nel novembre 1560 già aveva emanato per conto di «sacrosanta romana ecclesia» una direttiva per la repressione degli eretici. Il 9 febbraio 1561 il Sant'Uffizio emanava un decreto repressivo contro i valdesi, già richiesto in novembre dal Malvicino, convinto che la questione valdese potesse essere risolta solo «con l'esterminio». Nel 1655, dietro ispirazione
della congregazione cattolica De propaganda fide (voluta
da papa Gregorio XV), vengono perpetrati gli indicibili
massacri delle Pasque piemontesi o Primavera
di sangue. Nel 1848 con le Lettere Patenti di Carlo Alberto vengono riconosciuti i diritti civili e politici dei valdesi. Nel 1850 si sviluppa il sistema delle scuole alpine di borgata a opera del colonnello inglese Charles Beckwith. Gli antropologi chiamano «paradosso alpino» il fenomeno secondo il quale il livello di istruzione e di apertura culturale di una comunità aumenta proporzionalmente alla quota. Lo stereotipo della comunità alpina come una realtà chiusa e impermeabile è contraddetta da realtà come quella valdese, che alla fine del XIX secolo presentava una percentuale di analfabeti trascurabile e vantava contatti con le élite culturali di mezza Europa. Dopo molti secoli di dure persecuzioni, i valdesi hanno acquistato la libertà legale nel 1848, sotto Carlo Alberto. Da allora la Chiesa Valdese si è sviluppata e diffusa attraverso la penisola italiana. Durante l'occupazione nazista dell'Italia settentrionale nella seconda guerra mondiale, i valdesi italiani erano attivi nel portare la salvezza agli ebrei che sarebbero stati minacciati dallo sterminio imminente, nascondendo molti di loro nella stessa Val Pellice, territorio in cui gli antenati valdesi trovarono rifugio. Nel 1979 si sigla il patto di integrazione tra metodisti e valdesi in un'unica comunità confessionale. I valdesi si sono sempre impegnati
per favorire la piena laicità dello stato. La Commissione Bioetica della Tavola Valdese si è espressa in maniera articolata sia sull'aborto sia sull'eutanasia, con posizioni che sostanzialmente si possono riassumere nell'affermazione della centralità della responsabilità personale in queste delicate decisioni. La Chiesa Valdese è anche impegnata nella diffusione del testamento biologico, i cui registri in molte città sono gestiti dalle comunità valdesi. Durante il sinodo del 2010, si è espressa a favore della ricerca sulle cellule staminali. I cristiani valdesi si sono dimostrati aperti e illuminati sul tema dell'omosessualità; l'apripista è stata la chiesa valsese di Trapani e Marsala che il 7 aprile 2010, prima fra tutte le chiese in Italia, ha benedetto una coppia gay; il 26 agosto 2010 il Sinodo valdese ha votato un ordine del giorno che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso. Alessandro Esposito, pastore della Chiesa valdese, nel prestigioso blog blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/category/alessandro-esposito su MicroMega, ha scritto diversi articoli sull'argomento in uno stile talentuoso ed eloquente, dei quali riportiamo alcuni brevi estratti: Diritto è, notoriamente, una parola ignota alle gerarchie ecclesiastiche che, nellarco della loro storia tuttaltro che irreprensibile, hanno predicato indefessamente obbedienza a un pensiero unico dal quale non è lecito dissentire, persino se nel cattolicesimo e nei suoi ordinamenti morali non ci si riconosce [...]. Ma lorbe, da molto tempo ormai, si sta sempre più affrancando dalle ristrettezze asfittiche dellurbe, decretando linevitabile fine di unetica inconsistente perché eteronoma. (27 giugno 2013, http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/06/27/alessandro-esposito-coppie-gay-il-moralismo-della-chiesa-uccide-il-diritto/) Mi domando: possibile che, in totale assenza di senso critico, non sgorghi dalle viscere dei cattolici per lo meno un moto di indignazione? [...] È mai possibile che il cattolicesimo sia ancora succube di queste (inqualificabili) direttive dettate dallalto? A quando luscita da quello che Kant definiva magistralmente come «stato di minorità»? (22 settembre 2014, http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/09/22/alessandro-esposito-il-moralismo-cattolico-come-istupidimento/) Ciò che inevitabilmente atterrisce i porporati ed i loro accoliti, è lo spaesamento che provoca nei loro pavidi cuori il riconoscimento dellovvio, per secoli fatto esplicito oggetto doppressione, di violenza e di colpevole occultamento. Oggi è risaputo, in ambito scientifico, che la sessualità, ed ancor più la sua percezione soggettiva, sono il prodotto di una concomitanza di fattori estremamente complessi e, in ultima istanza, non enumerabili e men che meno circoscrivibili. [...] La ragione che sta a monte di tanta ritrosia è magistralmente espressa dalla teologa e pastora valdese Letizia Tomassone, che sul numero di maggio della rivista Confronti scrive: «La Chiesa e la teologia sembrano porsi oggi come i difensori di un ordine creazionale che si sta sbriciolando» [...] Di fronte a tale quadro, dunque, viene da domandarsi quale sia, delle due, la posizione ideologica: quella di chi si aggiorna sulla base dei progressi scientifici e culturali, o quella di chi preclude a sé e quel che è peggio agli altri la possibilità di riformulare unetica imbalsamata, entro il cui angusto perimetro lessere umano e il suo insopprimibile anelito alla libertà sono chiamati a rimanere irrimediabilmente confinati? (22 maggio 2015, http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/05/22/alessandro-esposito-il-timor-panico-della-chiesa-di-fronte-alla-teoria-gender/) Che la sessualità costituisca da sempre lossessione monomaniacale del cattolicesimo tradizionale è risaputo. Oggi come oggi il tarlo si concentra sulla specifica realtà dellomosessualità, trattata, nonostante tutti gli sforzi profusi al fine di camuffare unatavica discriminazione, alla stregua di un virus in tutto e per tutto simile allebola, specie per ciò che concerne presunte caratteristiche di contagio. [...] È linveterato costume invalso nelle miopi previsioni effettuate dai totalitarismi: si illudono che lobbedienza ai diktat sia indefettibile. Ma sottovalutano la coscienza, questarma indomita e, in fin dei conti, incontrollabile, questo aspetto dellanimo umano a loro sconosciuto. [...] Lomoaffettività, termine ignoto al tradizionalismo cattolico, è una realtà: affannarsi a volerla presentare come una devianza è uno sforzo vano, oltre che insulso. Il problema, umano prima che psicologico, riguarda questi inflessibili guardiani della morale bigotta, non chi, con lucidità e sentimento, ne manda in frantumi le granitiche certezze, fondate sul pregiudizio e sullipocrisia. Lomoaffettività è uno dei diritti fondamentali delluomo, poiché rappresenta il diritto inalienabile della persona ad esprimere e a vivere in libertà lamore, nelle sue distinte eppure indistricabili componenti: reprimerlo è sintomo di profonda ignoranza umana, prima ancora che evangelica. È questione di tempo: sono persuaso che persino oltretevere, sia pure in ritardo e a malincuore, arriveranno a comprenderlo. (14 novembre 2014, http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/11/14/alessandro-esposito-tu-chiamale-se-vuoi-ossessioni/) La
Chiesa valdese, inoltre, si impegna attivamente nella
lotta all'omofobia (Atto
del Sinodo Valdese 2007), anche attraverso pubbliche
manifestazioni e veglie
per le vittime di omofobia, e nel supporto alla comunità LGBT.
Una piccola parte di cristiani si è allontanata dalla Chiesa e ha fondato un sito valdese non ufficiale da cui viene diffuso odio nei confronti della popolazione LGBT e che è stato oggetto di deplorazione da parte del Sinodo 2011. Nella sua Scheda esegetica sull'omosessualità nell'Antico Testamento, il prof. Daniele Garrone, esperto di Antico Testamento e consulente di Lux Vide e RAI per il progetto Le storie della Bibbia, sfata alcune credenze e getta luce sul movente che spinse il popolo di Dio a condannare i maschi omosessuali: «Dal Medio Evo in poi si è
diffusa lidea che il peccato che ha portato alla
distruzione di Sodoma (Gen 19) fosse lomosessualità.
Vennero così introdotti i termini di sodomia
per indicare lomosessualità maschile e sodomiti
come termine per i maschi omosessuali. Questa
interpretazione comincia già anticamente in ambito
ebraico, in alcuni testi apocrifi,
probabilmente in polemica con la cultura ellenistica (pederastia;
esibizione della nudità negli esercizi ginnici ecc.) in
cui gli ebrei ora vivono. (...) In due passi in cui il
peccato di Sodoma non è semplicemente evocato, ma
descritto, non compare alcun richiamo alla omosessualità.
Ger 23,14 ... Ez 16, 49-50. Il famoso teologo valdese Paolo Ricca su Riforma del 26 gennaio 2007 dava dei chiarimenti a una lettrice che citava le leggi del Levitico contro chi aveva rapporti omosessuali poiché «quello che Dio diceva al suo popolo tremila anni fa, vale anche oggi»: molti
comportamenti che, un tempo, secondo la morale corrente (condivisa
però anche, a torto o a ragione, da tanti cristiani),
erano considerati peccati (ad esempio: ballare), oggi non
lo sono più, non solo perché i costumi e le mentalità
sono cambiate, ma anche perché ci si è resi conto dell'insensatezza
di tanti divieti del passato. [...] Tanti peccati
semplicemente non erano peccati. [...] Il dibattito sul tema dell'omosessualità avviene anche tramite la R.E.F.O. Rete Evangelica Fede e Omosessualità e l'Associazione «Fiumi d'acqua viva» Evangelici su Fede e Omosessualità . Nell'esegesi biblica, la Chiesa valdese rifiuta l'approccio fondamentalista, prendendo atto che diversi peccati e divieti non sono più tali: anche i testi vetero- o neotestamentari in cui gli autori esprimono la condanna (oggi, sappiamo, sbagliata) persino cruenta degli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, come tutti gli altri passi biblici, vengono contestualizzati e relativizzati nell'ambiente storico e sociale in cui furono scritti: se così non si operasse, i cristiani fondamentalisti dovrebbero accettare della bibbia tutta una serie di divieti leggi e obblighi (basti pensare a Deuteronomio 13:7-16 o Esodo 21:7-8 o Numeri 15:32-36). Verità e onestà intellettuale invitano a riconoscere le conclusioni della scienza sull'omosessualità. L'organo di stampa ufficiale è il settimanale «Riforma». Ogni anno nell'ultima settimana di agosto, i deputati delle chiese locali ed i pastori si riuniscono a Torre Pellice per dare luogo al Sinodo Valdese, massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese. http://it.wikipedia.org/wiki/Valdismo http://it.wikipedia.org/wiki/Valdo_di_Lione
http://chiesavaldesemetodistapadova.wordpress.com/storia/ Nel 1979 è venuto a compimento un lungo processo di integrazione con le chiese metodiste che sono in Italia. Il Metodismo è una delle più importanti realtà evangeliche. La minoranza valdese unita alla metodista è la più antica e la più autorevole nel panorama evangelico italiano. Un gruppo di studenti dellUniversità di Oxford decise di riunirsi per studiare la Scrittura, pregare, assistere i poveri, gli infermi e i carcerati. Il cenacolo religioso, guidato dai fratelli John (1703-91) e Charles Wesley (1708-88), divenne noto come Holy Club e i suoi aderenti furono soprannominati «metodisti» a motivo dellorganizzazione metodica della loro giornata. I fratelli Wesley dedicarono tutte le loro energie ad uninstancabile attività di evangelizzazione della popolazione che non frequentava alcuna chiesa. John Wesley iniziò a predicare allaperto, sulle piazze e per le strade e la sua predicazione, unitamente a quella di altri ministri che seguirono il suo esempio, portò alla conversione di un numero sempre maggiore di persone. Wesley si preoccupò fin dallinizio di organizzare i nuovi convertiti in una rete di «società» e «classi» (ecclesiolae in ecclesia). Ben presto alle «classi» si affiancarono scuole per adulti e ragazzi, consultori medici gratuiti per i poveri, inaugurando quellunione tra predicazione e azione sociale che diverrà una delle caratteristiche del metodismo. La stessa predicazione fu affidata anche a «predicatori locali», persone devote e preparate che durante la settimana svolgevano una normale attività lavorativa e alla domenica avevano la responsabilità del culto. Inoltre, questo incarico venne esteso anche alle donne. Il metodismo non ha posto laccento né sulle dottrine né sul culto, ma sulla vita pratica e sulle esperienze religiose: la prima, essenziale, è la conversione («nuova nascita»). Come Wesley la sera del 24 maggio 1738, ogni credente deve conoscere una profonda crisi, nella quale si rende conto della gravità dei suoi peccati, e nello stesso tempo sente con assoluta certezza che Dio lo perdona e lo salva. Con la conversione inizia un lungo processo di trasformazione spirituale: la santificazione. Il convertito cresce in amore e pietà fino a giungere al vero amore di Dio e del prossimo. Il cristianesimo metodista si è diffuso in tutto il mondo. I membri comunicanti sono oltre 25 milioni e la popolazione complessiva supera i 50, di cui circa la metà negli Stati Uniti. A questa cifra vanno aggiunti alcuni milioni di cristiani metodisti che in varie parti del mondo sono entrati a far parte di «chiese unite». Le tradizioni delle due chiese metodiste e valdesi sono state combinate in modo da salvaguardare le rispettive identità, ma la vita ecclesiastica è integrata a tutti i livelli: esiste un unico corpo pastorale, un unico Sinodo e la Tavola Valdese è composta da cinque valdesi e due metodisti e la base teologica del Patto dintegrazione (1975) è la cosiddetta Confessione di fede valdese del 1655. La chiesa dei cristiani valdesi e metodisti è molto impegnata sul fronte ecumenico internazionale. Riconoscimenti di buon operato sono provenuti da più parti sociali. Lo stesso papa Francesco ha riconosciuto i valdesi come «religiosi di prim'ordine» (intervista su la Repubblica del 13-7-2014). Corrado Augias (su la Repubblica dell'1-4-2015) ricorda i temi etici e teologici attuali sui quali i valdesi sono molto più avanti dei cattolici. Il sacerdozio femminile, il fine vita, l'omosessualità. La chiesa evangelica valdese raccoglie il 10% del protestantesimo italiano, ma ne costituisce la parte più «visibile» ed egemonica sul piano teologico e conoscitivo-culturale. Notevole l'impegno sociale e culturale: la Facoltà valdese di Teologia (Roma), oggi al centro di una vasta rete di rapporti ecumenici, la casa editrice Claudiana (Torino), il settimanale Riforma, dal 1993 organo comune delle chiese battiste, metodiste e valdesi, il Centro culturale valdese di Torre Pellice, la Società di studi valdesi, il Centro ecumenico di Agape (Prali, nelle Valli valdesi); ma esistono numerose altre iniziative, tra cui segnaliamo il Collegio Valdese (liceo) di Torre Pellice oltre a case di riposo, centri di accoglienza, eccetera.
M. Rubboli, I protestanti, Bologna, Il Mulino |